La flora sui sentieri della Guerra Bianca - di Matteo Solimando
Molti sono i segni e le testimonianze lasciate durante la Grande Guerra sul fronte austro-ungarico al passo del Tonale. Oltre al museo della "Guerra Bianca" di Temù in alta Valle Camonica, ricco di cimeli e documentazione, è facile rinvenire, in questi territori, reperti eloquenti come filo spinato, trincee, gallerie, residui di munizioni e soprattutto manufatti quali casermette e forti come quello di Zaccarana.
Difficile è invece immaginare e comprendere il sacrificio di tanti uomini, non tanto per il rischio di un incontro ravvicinato con il nemico quanto per l’ostilità del territorio alpino nella stagione fredda. È ormai trascorso quasi un secolo da quei tragici eventi, eppure chissà se quei soldati si emozionavano di fronte a questi grandiosi panorami, o si lasciavano attrarre dalla scarsa e piccola flora alpina. Percorrere questi sentieri e mulattiere nell’assoluto silenzio e rispetto significa sfogliare una pagina della nostra storia, ancora molto viva nella nostra memoria. E questa carrellata d’immagini vuole essere un omaggio a quegli uomini. Uno di questi itinerari mi porta al Monte Redival, frequentata meta invernale di sci alpinistico, mentre in estate riacquista quella solitudine che contraddistingue l’alta montagna.
Pochi sono gli escursionisti che qui si avventurano preferendo i più brevi percorsi che conducono in Val Presena o alle assolate cime di Cadì e di Bleis oppure al passo dei Contrabbandieri lungo la via per il rifugio Bozzi. Dal passo del Tonale una stradina mi porta all’antico ospizio San Bartolomeo, dove lascio l’auto, qui alcuni cartelli mi mostrano la via per il forte austro-ungarico di Zaccarana. Il comodo sentiero prende quota con gradualità permettendomi di ammirare l’ampio valico di confine. Spettacolare è la vista sulle cime del Castellaccio, della Busazza e soprattutto sulla Presanella con i suoi bianchi ghiacciai. Giunto al forte mi aggiro tra i ruderi sperando di non incontrare il fantasma di qualche soldato austriaco; è una giornata meravigliosa e mi soffermo un po’ in questo triste luogo. Poi riprendo il cammino guadagnando quota lentamente, lungo la mulattiera scavata parzialmente sul fianco della montagna che conduceva alle casermette del Monte Tonale Orientale e alle prime linee. Al bivio del Baito del Porzelain continuo verso i laghetti di Strino. Ora sono in vista della conca dell’alta Valle Strino con la possente mole del Monte Redival, mentre alcune nuvole sospese come batuffoli di ovatta colorano di bianco un cielo straordinariamente blu.
Ai laghetti proseguo il mio cammino verso la Bocchetta di Strino e successivamente alla rocciosa cima del Redival. Qui una lunga sosta è d’obbligo per ammirare questo grandioso panorama a 360°: a est le cime Adamelline, a ovest il gruppo Ortles-Cevedale con le Tredici Cime e sotto di me, come due perle abbandonate tra queste montagne, i Laghetti di Strino. La discesa lungo la dorsale sud-est m’impegna non poco, non tanto per le difficoltà quanto per l’assenza di una traccia, perciò con un percorso intuitivo faccio ritorno ai laghetti, dove mi fermo per riprendere fiato e osservare la natura intorno a me, le montagne, i fiori. Poi il fischio di una marmotta attira la mia attenzione, alzo lo sguardo e scopro che sono solo due corvi imperiali il motivo di tanto allarmismo.
Un’occhiata alla cartina mi suggerisce un percorso alternativo per il rientro all’ospizio, deviando poco sotto i laghi per la Città Morta. Certo è che gli ambienti attraversati finora non presentano una gran varietà floristica, dovuta soprattutto alla natura geologica del territorio, ma quella piana di Eriophorum scheuchzeri nei pressi del laghetto inferiore, parzialmente intorbato, è davvero sublime. Il sentiero, in un paesaggio aspro ma molto suggestivo, prosegue ora a mezza costa fino alla Città Morta. Solo un cumulo di macerie resta del villaggio austro-ungarico. È da qui che partivano i soldati per gli avamposti della prima linea tra Cima Biolca, Monte Tonale Orientale e la lunga dorsale verso il Torrione d’Albiolo. Ancora un breve tratto ed eccomi sulla cima del Monte Tonale. Evidente è il cambiamento del substrato e notevoli sono le fioriture presenti, Stelle alpine, Astri, Saussuree, Androsace ecc., e numerose le soste per fotografarle. È ormai tardo pomeriggio perciò mi butto nella ripida discesa che mi riporta al Passo.
Difficile è invece immaginare e comprendere il sacrificio di tanti uomini, non tanto per il rischio di un incontro ravvicinato con il nemico quanto per l’ostilità del territorio alpino nella stagione fredda. È ormai trascorso quasi un secolo da quei tragici eventi, eppure chissà se quei soldati si emozionavano di fronte a questi grandiosi panorami, o si lasciavano attrarre dalla scarsa e piccola flora alpina. Percorrere questi sentieri e mulattiere nell’assoluto silenzio e rispetto significa sfogliare una pagina della nostra storia, ancora molto viva nella nostra memoria. E questa carrellata d’immagini vuole essere un omaggio a quegli uomini. Uno di questi itinerari mi porta al Monte Redival, frequentata meta invernale di sci alpinistico, mentre in estate riacquista quella solitudine che contraddistingue l’alta montagna.
Pochi sono gli escursionisti che qui si avventurano preferendo i più brevi percorsi che conducono in Val Presena o alle assolate cime di Cadì e di Bleis oppure al passo dei Contrabbandieri lungo la via per il rifugio Bozzi. Dal passo del Tonale una stradina mi porta all’antico ospizio San Bartolomeo, dove lascio l’auto, qui alcuni cartelli mi mostrano la via per il forte austro-ungarico di Zaccarana. Il comodo sentiero prende quota con gradualità permettendomi di ammirare l’ampio valico di confine. Spettacolare è la vista sulle cime del Castellaccio, della Busazza e soprattutto sulla Presanella con i suoi bianchi ghiacciai. Giunto al forte mi aggiro tra i ruderi sperando di non incontrare il fantasma di qualche soldato austriaco; è una giornata meravigliosa e mi soffermo un po’ in questo triste luogo. Poi riprendo il cammino guadagnando quota lentamente, lungo la mulattiera scavata parzialmente sul fianco della montagna che conduceva alle casermette del Monte Tonale Orientale e alle prime linee. Al bivio del Baito del Porzelain continuo verso i laghetti di Strino. Ora sono in vista della conca dell’alta Valle Strino con la possente mole del Monte Redival, mentre alcune nuvole sospese come batuffoli di ovatta colorano di bianco un cielo straordinariamente blu.
Ai laghetti proseguo il mio cammino verso la Bocchetta di Strino e successivamente alla rocciosa cima del Redival. Qui una lunga sosta è d’obbligo per ammirare questo grandioso panorama a 360°: a est le cime Adamelline, a ovest il gruppo Ortles-Cevedale con le Tredici Cime e sotto di me, come due perle abbandonate tra queste montagne, i Laghetti di Strino. La discesa lungo la dorsale sud-est m’impegna non poco, non tanto per le difficoltà quanto per l’assenza di una traccia, perciò con un percorso intuitivo faccio ritorno ai laghetti, dove mi fermo per riprendere fiato e osservare la natura intorno a me, le montagne, i fiori. Poi il fischio di una marmotta attira la mia attenzione, alzo lo sguardo e scopro che sono solo due corvi imperiali il motivo di tanto allarmismo.
Un’occhiata alla cartina mi suggerisce un percorso alternativo per il rientro all’ospizio, deviando poco sotto i laghi per la Città Morta. Certo è che gli ambienti attraversati finora non presentano una gran varietà floristica, dovuta soprattutto alla natura geologica del territorio, ma quella piana di Eriophorum scheuchzeri nei pressi del laghetto inferiore, parzialmente intorbato, è davvero sublime. Il sentiero, in un paesaggio aspro ma molto suggestivo, prosegue ora a mezza costa fino alla Città Morta. Solo un cumulo di macerie resta del villaggio austro-ungarico. È da qui che partivano i soldati per gli avamposti della prima linea tra Cima Biolca, Monte Tonale Orientale e la lunga dorsale verso il Torrione d’Albiolo. Ancora un breve tratto ed eccomi sulla cima del Monte Tonale. Evidente è il cambiamento del substrato e notevoli sono le fioriture presenti, Stelle alpine, Astri, Saussuree, Androsace ecc., e numerose le soste per fotografarle. È ormai tardo pomeriggio perciò mi butto nella ripida discesa che mi riporta al Passo.