Tour d'Ambin, rifugi d'altri tempi
La mia grande passione per la montagna e l’escursionismo d’alta quota mi hanno portato spesso in luoghi solitari e fuori dalle più famose Alte Vie Alpine, è il caso del Tour d’Ambin, a cavallo del confine franco-italiano. Il massiccio d’Ambin, con vette poco superiore ai 3000 m di quota, sovrasta la Valle di Susa, sopra l’abitato di Exilles. La geologia locale fa riferimento al cosiddetto Complesso d’Ambin. Mostra generalmente una composizione chimica gneissica a carattere acido, con prevalenza di quarzo e muscovite di natura mono-metamorfica. Nei pressi del Rifugio Vaccarone le rocce sono composte principalmente da quarzo, mica bianca e clorite, substrati localmente caratterizzati da quarzo-micascisti e quarziti micacee di antica origine vulcanica. Dal punto di vista botanico, le numerose emergenze floristiche rendono questi luoghi particolarmente interessanti. Infatti, il Colle del Moncenisio, storica via di transito, è stato esplorato dai botanici sin dal XVIII secolo. Una decina di piante scoperte nel massiccio porta ancora il nome del Moncenisio. Tra tutte, Viola cenisia, descritta da Carlo Allioni, botanico piemontese, dopo un’osservazione tra i macereti sotto la Punta di Ronce, attorno al 1755. Ma è senza dubbio la Saponaria lutea la pianta più preziosa di questi luoghi. Endemica delle Alpi Occidentali, è presente solo in alcune località del Piemonte e Valle d’Aosta, mentre in tutto il territorio francese si trova esclusivamente al Moncenisio e principalmente nel Vallon de Savine. Finalizzato a preservare la ricchezza eccezionale della flora di quest’ecosistema il dipartimento francese della Savoia ha istituito, nel 1991, la zona di protezione del biotopo "Mont-Cenis et Vallon de Savine".
L’itinerario da noi seguito ne percorre l’intero periplo, attraverso scenari severi ma straordinari. Dalle estese praterie alpine del Colle del Piccolo Moncenisio si discende nel vallone d’Ambin in un rado bosco a Pinus cembra, e in seguito si risale il fondovalle fino al piccolo refuge d’Ambin. Il secondo giorno l’ambiente si fa più aspro e impegnativo richiedendo notevole sforzo per superare il Col d’Ambin, quindi dopo una lunga discesa si giunge al rifugio Levi-Molinari immerso in un bel lariceto. Nella terza tappa si affronta la dura salita che ci porta al Passo Clopaca appagati dal grandioso panorama delle Alpi Cozie e il suo Re, il Monviso. Ora il percorso si fa più tranquillo e con andamento a mezza costa raggiungiamo il solitario rifugio Vaccarone ubicato sotto le morene del lago d’Agnello. La sua posizione è una balconata sulla sottostante Valle di Susa, dominata dall’aguzza piramide del Rocciamelone ed in lontananza la pianura torinese. Ciò che più mi ha colpito di questo luogo però, è quel sapore d’altri tempi, un rifugio semplice, senza le comodità delle strutture moderne costrette da normative assurde. L’accoglienza dei giovani gestori è encomiabile, con veramente poco rendono questo luogo sublime. Una piccola sala da pranzo, al piano superiore il camerone con coloratissime coperte e cuscini, ma la vera meraviglia è la minuta cucina dove le magiche mani di Giulia sfornano succulenti piatti e deliziosi dolci per la gioia dei pochi escursionisti, per lo più francesi. Ci attende infine l’ultima tappa con due possibili varianti, la prima più diretta, percorre un tratto di sentiero attrezzato con corde fisse e ripida discesa ai laghetti Clapier, la seconda più tranquilla e panoramica transita dai ruderi di un’antica caserma al lago del Gias. Scavalcato il Col Clapier si torna in terra francese con veduta mozzafiato sul Vallon de Savine e l’omonimo lago con lo sfondo dei ghiacciai del massiccio de la Vanoise. Percorsa l’intera valle, con breve digressione dai Lacs Perrin, si chiude questo spettacolare anello facendo ritorno al rifugio du Petit Mont-Cenis da cui eravamo partiti.
L’itinerario da noi seguito ne percorre l’intero periplo, attraverso scenari severi ma straordinari. Dalle estese praterie alpine del Colle del Piccolo Moncenisio si discende nel vallone d’Ambin in un rado bosco a Pinus cembra, e in seguito si risale il fondovalle fino al piccolo refuge d’Ambin. Il secondo giorno l’ambiente si fa più aspro e impegnativo richiedendo notevole sforzo per superare il Col d’Ambin, quindi dopo una lunga discesa si giunge al rifugio Levi-Molinari immerso in un bel lariceto. Nella terza tappa si affronta la dura salita che ci porta al Passo Clopaca appagati dal grandioso panorama delle Alpi Cozie e il suo Re, il Monviso. Ora il percorso si fa più tranquillo e con andamento a mezza costa raggiungiamo il solitario rifugio Vaccarone ubicato sotto le morene del lago d’Agnello. La sua posizione è una balconata sulla sottostante Valle di Susa, dominata dall’aguzza piramide del Rocciamelone ed in lontananza la pianura torinese. Ciò che più mi ha colpito di questo luogo però, è quel sapore d’altri tempi, un rifugio semplice, senza le comodità delle strutture moderne costrette da normative assurde. L’accoglienza dei giovani gestori è encomiabile, con veramente poco rendono questo luogo sublime. Una piccola sala da pranzo, al piano superiore il camerone con coloratissime coperte e cuscini, ma la vera meraviglia è la minuta cucina dove le magiche mani di Giulia sfornano succulenti piatti e deliziosi dolci per la gioia dei pochi escursionisti, per lo più francesi. Ci attende infine l’ultima tappa con due possibili varianti, la prima più diretta, percorre un tratto di sentiero attrezzato con corde fisse e ripida discesa ai laghetti Clapier, la seconda più tranquilla e panoramica transita dai ruderi di un’antica caserma al lago del Gias. Scavalcato il Col Clapier si torna in terra francese con veduta mozzafiato sul Vallon de Savine e l’omonimo lago con lo sfondo dei ghiacciai del massiccio de la Vanoise. Percorsa l’intera valle, con breve digressione dai Lacs Perrin, si chiude questo spettacolare anello facendo ritorno al rifugio du Petit Mont-Cenis da cui eravamo partiti.